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Cdp nei fondi per aiutare le Pmi

di Isabella Bufacchi

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5 Dicembre 2009


Lo stato e la Cassa depositi e prestiti scendono in campo - ma con interventi diversi - per favorire il rafforzamento patrimoniale e l'aggregazione delle piccole e medie imprese. Nel 2010 lo stato sottoscriverà quote di rilievo in nuove società di gestione collettiva del risparmio (sgr) investendo fino a 500.000 euro e la Cdp acquisirà per la prima volta quote di fondi comuni a favore delle pmi, anche o soprattutto o esclusivamente quelli di tipo chiuso gestiti proprio dalla sgr controllata dallo stato. La raccolta realizzata da questi speciali fondi, con lo stato che vigila dall'alto tramite la governance della sgr e la Cassa che dal basso investe e immette liquidità assieme alle banche e altri, verrà canalizzata per incentivare la ricapitalizzazione delle pmi.
Questa sorta di impianto a tenaglia stato-Cdp è stato predisposto ieri tra gli emendamenti dell'ultim'ora da inserirsi in finanziaria alla Camera. Il testo di questa nuova norma sulle pmi, che ieri sera risultava numerata come articolo 72, non è definitivo e potrebbe essere modificato nelle prossime ore o nei prossimi giorni. Al momento infatti l'ingresso della Cassa in questa operazione, un investimento di tipo equity e dunque con un elevato grado di rischiosità, sarebbe previsto attingendo alla raccolta del risparmio postale: ma non è escluso che il legislatore decida di inforcare la retromarcia e utilizzare non più il risparmio degli italiani ma la raccolta effettuata sul mercato (emissione di obbligazioni, covered bond o prestiti bancari) dalla Cdp per finanziare le iniziative della sua gestione ordinaria.
L'impostazione di base dei nuovi fondi per le pmi invece non dovrebbe subire cambiamenti stravolgenti ma semmai ritocchi. Lo stato intende assumere un ruolo di primo piano come socio (di maggioranza o addirittura unico) di una nuova sgr (o forse più di una) che gestirà uno o più fondi comuni di tipo chiuso per rinvigorire l'equity delle imprese «di minore dimensione» e incentivarne l'aggregazione. Il provvedimento fissa un tetto massimo di 500.000 euro per l'ingresso dello stato in queste sgr «finalizzate a gestire fondi comuni di investimento mobiliare di tipo chiuso riservati a investitori qualificati che perseguano tra i loro obiettivi quelli del rafforzamento patrimoniale e dell'aggregazione delle imprese di minore dimensione». La somma è adeguata per il tipo di investimento cioè il capitale sociale di una Sgr. I tempi di istituzione delle società di gestione collettiva del risparmio tuttavia sono lunghi, per l'iter delle autorizzazioni necessarie presso gli organi di vigilanza, la stesura di statuti e governance, la scelta degli amministratori e gestori. I nuovi fondi per pmi non vedranno la luce prima della prossima primavera.
Questa speciale sgr con stato socio-fondatore gestirà uno o più fondi comuni per il rafforzamento patrimoniale e l'aggregazione delle pmi: l'investimento sarà di tipo equity. I fondi potrebbero essere ripartiti in settori industriali oppure geografici, con un elevato grado di specializzazione. Le quote di questi fondi non potranno essere collocate all'investitore privato, al retail: la norma puntualizza che saranno destinati agli investitori qualificati, come per esempio le banche. La Cdp entrerà in qualità di investitore istituzionale di lungo periodo: la norma non fissa alcun tetto per la Cassa (posseduta al 70% dal Tesoro e per il rimanente 30% da azionisti privati, 66 Fondazioni di origine bancaria). Secondo fonti bene informate, l'impegno finanziaria o della Cdp dovrebbe ammontare a qualche centinaio di milioni di euro. Tra Cdp e banche, l'operazione potrebbe decollare con una prima raccolta pari a un miliardo di euro, che potrà salire a 3 miliardi.
L'intervento della Cdp in questo nuovo fondo per le Pmi potrà essere fatto l'anno prossimo solo previa modifica dello statuto della Cassa e dunque attraverso il varo di una nuova legge. In finanziaria, dunque, al momento è previsto un emendamento per consentire alla Cdp di effettuare operazioni a favore delle piccole e medie imprese con il risparmio postale anche attraverso «la sottoscrizione di fondi comuni di investimento gestiti da Sgr il cui oggetto sociale realizza uno o più fini istituzionali della Cassa depositi e prestiti». La Cassa da qualche mese può intervenire a favore delle Pmi con la raccolta dei buoni fruttiferi e dei libretti postali con garanzia dello stato «esclusivamente attraverso l'intermediazione di soggetti autorizzati all'esercizio del credito» (modifica allo statuto stabilita in assemblea straordinaria lo scorso maggio recependo una nuova legge entrata in vigore in aprile). Dal rischio-banca, la Cdp potrebbe esporre il risparmio postale al rischio-Pmi anche se non con finanziamento diretto alle piccole e medie imprese ma tramite la sottoscrizione di quote di fondi che entrano nel capitale sociale delle pmi. Questo salto in avanti potrebbe essere un passo troppo lungo: non è escluso che la norma venga modificata in extremis per circoscrivere gli investimenti della Cdp nei fondi comuni per le pmi tramite la raccolta sul mercato, e la gestione ordinaria, e non più con la neonata gestione separata due.
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

5 Dicembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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